Ritmi radicali
Facciamo nostra la riflessione di Donpasta apparsa ieri 3.11.2022 sul Manifesto. Se non avessimo avuto il movimento del Sud Sound System e i loro rave clandestini il Salento e la Puglia non sarebbero quello che sono oggi.
Quei “giovani ribelli” si trovarono ad agire in un contesto geopolitico in forte cambiamento. Nel 1989 cade il Muro di Berlino e con esso gli steccati ideologici, le frontiere fisiche e culturali. Come effetto immediato assistiamo a grandi fenomeni di immigrazione di massa: popolazioni intere si mettono in movimento da est verso ovest e il Salento, la Puglia e il Meridione in generale, per la prima volta, si trovano a essere terra di accoglienza. Tutto questo favorisce una riflessione sulle tradizioni e sul senso di appartenenza alla terra salentina.
ph. Caduta del muro di Berlino, 1989 (foto dal web)
Occorre ricordare che nella seconda metà degli anni ’80 l’attenzione intorno alla cultura popolare si affievolisce, sino a esaurirsi quasi del tutto. Succede che il Sud Sound System portando musica in ogni dove e fuori dai contesti canonici, con un gesto tanto semplice mette in moto una piccola rivoluzione.
Se per fare festa, si può improvvisare in dialetto su basi giamaicane in spiaggia o in pineta, allora è possibile anche suonare e ballare una pizzica-pizzica in una corte o in mezzo alla strada. Parole di pace dei SSS e di rispetto per le tradizioni e per la cultura orale, in una terra che è già al centro di importanti ricerche etnomusicologiche – basti pensare ad A. Lomax, D. Carpitella, E. de Martino, G. Marini, G. Bosio e C. Longhini, L. Chiriatti, sono per citarne alcuni.
Le basi, è proprio il caso di dirlo, ci sono tutte per una narrazione che arriva fino ai giorni nostri.
ph. Fernando Bevilacqua in "Uccio Alosi, il canto della terra", Kurumuny
Sbarco nave Vlora, Bari 1991 (foto dal web)