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Il continente della porta accanto
«Ogni viaggio inizia dalla fine».
Le emozioni di viaggio nascono molto prima di arrivare in un luogo. Si annusano sulle mappe, trasudano dai libri, vivono dei sogni altrui. Quelle che hanno ispirato queste pagine sono nate dalle parole di un grande giornalista, Tiziano Terzani, e si sono alimentate dentro altri fotogrammi, reportage, romanzi. Di ritorno da uno dei tanti viaggi, all’ombra del giardino del consolato vietnamita della mia città, hanno preso per la prima volta forma scritta. Anzi, quella di una topografia sentimentale, fatta di punti, moltitudini e storie. Il continente della porta accanto è un piccolo, incompleto, personalissimo atto d’amore per l’Asia che pulsa in controcanto, una scusa biografica per portare in emersione le vite delle persone che ho incontrato discendendo il corso dei suoi fiumi su legni precari, tossendo lo smog dei suoi incroci, respirando l’odore acre delle sue tempeste, annaspando dentro il sudore dei vicoli delle sue megalopoli, saziandomi con il buio silenzioso delle sue montagne. Questo libro è fatto delle loro storie. E di una piccola, grande epifania: il mal d’Asia – o meglio del Sud Est asiatico – esiste, ed è uno stato dell’animo. Uno tra i più poetici.