George Gissing
Verso la fine del XIX secolo, la critica poneva George Gissing come uno dei tre maggiori romanzieri inglesi. Nel 1948 George Orwell scriveva: «I romanzi di Gissing sono una protesta contro quella forma di auto-tortura che va sotto il nome di rispettabilità». Virginia Woolf, che lo trovava «grandiosamente nichilista», non gli negò la propria ammirazione per il coraggio e la coerenza della sua produzione narrativa (ben ventisette romanzi scritti in ventisei anni di vita). Travolto dalle conseguenze di una vita avventurosa, Gissing finì col coltivare l’illusione che allontanandosi dal suo Paese, intollerante e moralista, sarebbe potuto sfuggire a buona parte delle proprie inquietudini. Si dedicò allora a lunghi viaggi in America e in Europa, soggiornando infine a Parigi dove finì i suoi giorni all’alba del nuovo secolo.